La carenza di figure professionali sanitarie ed educative

La carenza di figure professionali sanitarie ed educative da impiegare nei servizi alla persona ha raggiunto dimensioni emergenziali.

Il sistema dei servizi rivolti a persone con disabilità è, al pari di altri, in grave carenza.

 

Mancano infermieri professionali, operatori sociosanitari, ausiliari socio-assistenziali, educatori professionali (siano essi socio-pedagogici che sanitari), medici psichiatri.
Fra le cause, il drenaggio verso il pubblico, che paga le stesse mansioni un 30% in più di quanto il non profit possa fare, stretto da rette che non coprono i costi del servizio. E così molte realtà non riescono a rispettare gli standard previsti.

Mai come in questo momento il Paese ha un enorme necessità di lavori di cura. Paradossalmente però nel momento di apice della domanda, i racconti sul campo dicono che il lavoro sociale vive una crisi profonda ed è attraversato da un forte malessere. Molti servizi, senza personale, rischiano di chiudere. Come uscire dall’impasse?

L’analisi di Anffas Nazionale

Vi proponiamo un’analisi a cura dell’Unità Tecnica di Anffas Nazionale.

Lavoro di cura, un’emergenza di cui nessuno si cura – Anffas

Occorre un’iniziativa nazionale

Anffas Nazionale ha deciso di avviare al riguardo una specifica iniziativa, discussa e condivisa nell’unità tecnica nazionale che accompagna e sostiene sotto il profilo tecnico le azioni politiche dell’Associazione. Una iniziativa articolata su tre livelli:

  1. Rilevare le carenze delle figure professionali necessarie al funzionamento dei servizi. Come sempre, per ben governare i processi e determinare le scelte più adeguate e opportune occorre conoscere. La rilevazione si appoggerà ai livelli regionali e territoriali e punterà a ridurre la percezione del fenomeno per sostituirla con una maggiore consapevolezza basata sui dati;
  2. Sostenere i livelli regionali dell’Associazione affinché si compiano rapidamente azioni verso le Regioni per definire atti di deroga ai requisiti di accreditamento, agendo sia in termini di flessibilità che di revisione degli attuali mansionari e profili delle competenze e responsabilità professionali (chiaramente in intesa sia con le rappresentanze degli enti gestori che con le rappresentanze sindacali);
  3. Agire verso il Ministero dell‘Università e della Ricerca che ben potrebbe, sul punto, anche cogliere la spinta riformatrice del PNRR in termini di riforma del sistema universitario, per determinare l’inserimento nei percorsi abilitanti delle diverse professioni sociali e sanitarie specifici e adeguati percorsi di apprendimento sui temi della disabilità e, nello specifico, della disabilità intellettiva e dei disturbi del neurosviluppo, in coerenza con la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e dei contenuti presenti nella L.227/2021»
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